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La storia

Cose belle è il nome dello storico negozio di Vincenzo Boezio, ubicato ai nn.cc. 8/10 di Via Francesco Lattanzio a Capurso. Commerciante intraprendente, sposato con Palma Compagnoni, acquistò nel 1964 lo storico palazzo che si affaccia da un lato sulla piazza principale della cittadina. Bastò una stretta di mano con il dott. Francesco Portincasa a suggellare un accordo di acquisto successivamente perfezionato.

La famiglia Portincasa aveva acquistato il palazzo nel 1920 da Vito Losito, figlio di Francesca Baly fu Ubaldo vedova di Carlo Losito, “composto di sette vani a pianterreno, compreso il forno e portone, oltre una stalletta, di cinque vani a primo piano con scalinata d’accesso, lastrici solari ed aree edificatrici”.

Le iniziali di Giuseppe Portincasa e Francesca Boezio, sua sposa, compaiono sul portone d’accesso e negli affreschi sulla volta del salone.

Nel XIX secolo il palazzo era appartenuto all’importante famiglia Baly i cui componenti erano stati protagonisti di vicende risorgimentali e massoniche. Nello stesso tempo qualche componente della famiglia Baly aveva rivestito importanti ruoli nella vita ecclesiale paesana.

Nel 1861 i proprietari proposero, invano, al Comune di Capurso, di fare del palazzo “il Giudicato di mandamento, la Casa comunale e corrispondenti Prigioni”.

Nel 1883 la Ferrovia Sud-Est propose di stabilire una linea che collegasse Bari a Locorotondo, passando per Capurso. Nel 1890 il Consiglio comunale di Capurso aderì alla costruzione, avviando i lavori e nel 1907 fu costruita la strada che collegava la stazione ferroviaria alla piazza principale del paese. La strada, intitolata a Francesco Lattanzio, avvocato capursese e deputato provinciale, tra i maggiori fautori dell’opera, provocò una parziale demolizione del palazzo.

Durante i recenti lavori di ristrutturazione, sono “riemersi” camini, scale segrete, affreschi nascosti sulle volte e sulle pareti, stipi suggestivi e archi in pietra. Il salone presenta uno splendido pavimento in cementine finemente decorate, di fabbrica barese. Antiche cantine conservano intatta la qualità dei pregiati “primitivi” pugliesi.

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